venerdì 31 maggio 2013

Il Business della guerra, firma l'appello

la mitragliatrice di un elicottero da guerraChe connessione c’è tra la produzione e vendita d’armi e la politica italiana?

L’inchiesta giudiziaria della Procura di Napoli su Finmeccanica.

FINMECCANICA. UNA HOLDING PER LA GUERRA

tangenti sulla vendita d’armi : quanto va ai partiti?
Una richiesta al parlamento affinchè istituisca una commissione incaricata di investigare la connessione tra vendita d’armi e politica che elimini il Segreto di Stato su tali intrecci.
Un appello a tutti i gruppi, associazioni, reti, impegnati per la pace, a mettersi insieme, a creare un Forum nazionale come è stato fatto per l’acqua.
L'appello ha due scopi:
  1. Una richiesta al parlamento affinchè istituisca  unacommissione incaricata di investigare la connessione tra vendita d’armi e politica che elimini il Segreto di Stato su tali intrecci.
  2. Un appello a tutti i gruppi, associazioni, reti, impegnati per la pace, a mettersi insieme, a creare un Forum nazionale come è stato fatto per l’acqua.

L’inchiesta giudiziaria della Procura di Napoli su Finmeccanica, il colosso italiano che ingloba una ventina di aziende specializzate nella costruzione di armi pesanti, mi costringe a porre al nuovo governo Letta e al neo-eletto Parlamento alcune domande scottanti su armi e politica. Questa inchiesta, condotta dai pm. V. Piscitelli e H. John Woodcock della Procura di Napoli (ora anche da altre Procure), ci obbliga a riaprire un tema che nessuno vuole affrontare: che connessione c’è tra la produzione e vendita d’armi e la politica italiana? E’ questo uno dei capitoli più oscuri della nostra storia repubblicana.
Le indagini della Procura di Napoli hanno già portato alle dimissioni nel 2011 del presidente e dell’amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, nonché di sua moglie, Marina Grossi, amministratrice delegata di Selex Sistemi Integrati , una controllata di Finmeccanica. Anche il nuovo presidente di Finmeccanica, G.Orsi, è stato arrestato il 12 febbraio su ordine della Procura di Busto Arsizio e verrà processato il 19 giugno, per la fornitura di 12 elicotteri di Agusta Westland al governo dell’India, del valore di 566 milioni di euro, su cui spunta una tangente di 51 milioni di euro. Sale così di un gradino l’inchiesta giudiziaria per corruzione internazionale e riciclaggio che ipotizza tangenti milionarie ad esponenti politici di vari partiti.
Nell’altra indagine della Procura di Napoli spunta una presunta maxitangente di quasi 550 milioni di euro (concordata, ma mai intascata) su una fornitura di navi fregate Fremm al Brasile ,del valore di 5 miliardi di euro. Per questa indagine sono indagati l’ex-ministro degli Interni, Claudio Scajola e il deputato PDL M. Nicolucci .
Un’altra ‘commessa’ sotto inchiesta da parte della Procura di Napoli riguarda l’accordo di 180 milioni di euro con il governo di Panama per 6 elicotteri e altri materiali su cui spunta una tangente di 18 milioni di euro. Per questo, il 23 ottobre il direttore commerciale di Finmeccanica, Paolo Pozzessere è finito in carcere.
La Procura sta indagando anche su una vendita di elicotteri all’Indonesia su cui spunta ‘un ritorno’ tra il 5 e il10%.
E’ importante sottolineare che il 30% delle azioni di Finmeccanica sono dello Stato Italiano.
Dobbiamo sostenere la Procura di Napoli ,di Busto Arsizio e di Roma perché possano continuare la loro indagine per permetterci di capire gli intrecci tra il commercio delle armi e la politica.
Noi cittadini abbiamo il diritto di sapere la verità su questo misterioso intreccio. E’ in gioco la nostra stessa democrazia. Soprattutto ora che l’Italia sta investendo somme astronomiche in armi. Secono il SIPRI di Stoccolma, l’Italia, nel 2012, ha speso 26 miliardi in Difesa a cui bisogna aggiungere 15 miliardi di euro stanziati per i cacciabombardieri F-35.
Ecco perché diventa sempre più fondamentale capire la connessione fra armi e politica.
E’ stata questa la domanda che avevo posto al popolo italiano come direttore della rivista Nigrizia negli anni ‘85-’87, pagandone poi le conseguenze.
All’epoca avevo saputo che alla politica andava dal 10 al 15 per cento, a seconda di come tirava il mercato.
Tutti i partiti avevano negato questo.
Noi cittadini italiani abbiamo il diritto di sapere se quella pratica è continuata in questi ultimi 20 anni. In questi anni l’industria bellica italiana è cresciuta enormemente. Abbiamo venduto armi, violando tutte le leggi, a paesi in guerra come Iraq e Iran e a feroci dittature da Mobutu a Gheddafi, che hanno usato le nostre armi per reprimere la loro gente.
Noi chiediamo al governo Letta e ai neo-eletti deputati e senatori di sapere la verità sulle relazioni tra armi e politica.
Per questo chiediamo che venga costituita una commissione incaricata di investigare la connessione tra vendita d’armi e politica. Non possiamo più accettare che il Segreto di Stato copra tali intrecci!
Ci appelliamo a voi, neodeputati e neosenatori ,perché abbiate il coraggio di prendere decisioni forti, rifiutandovi di continuare sulla via della morte(le armi uccidono!) e così trovare i soldi necessari per dare vita a tanti in mezzo a noi che soffrono.
E’ immorale per me spendere 26 miliardi di euro in Difesa come abbiamo fatto lo scorso anno, mentre non troviamo soldi per la sanità e la scuola in questa Italia.
E’ immorale spendere 15 miliardi di euro per i cacciabombardieri F-35 che potranno portare anche bombe atomiche, mentre abbiamo 1 miliardo di affamati nel mondo.
E’ immorale il colossale piano dell’Esercito Italiano di ‘digitalizzare’ e mettere in rete tutto l’apparato militare italiano, un progetto che ci costerà 22 miliardi di euro,mentre abbiamo 8 milioni di italiani che vivono in povertà relativa e 3 milioni in povertà assoluta.
E’ immorale permettere sul suolo italiano che Sigonella diventi entro il 2015 la capitale dei droni e Niscemi diventi il centro mondiale di comunicazioni militari, mentre la nostra costituzione ‘ripudia’ la guerra come strumento per risolvere le contese internazionali.
Mi appello a tutti i gruppi, associazioni, reti, impegnati per la pace , a mettersi insieme, a creare un Forum nazionale come abbiamo fatto per l’acqua. Cosa impedisce al movimento della pace, così ricco, ma anche così frastagliato, di mettersi insieme, di premere unitariamente sul governo e sul Parlamento?
E’ perché siamo così divisi che otteniamo così poco.
Dobbiamo unire le forze che operano per la pace, partendo dalla Lombardia e dal Piemonte come stanno tentando di fare con il convegno a Venegono Superiore(Varese) , fino alla Sicilia dove è così attivo il movimento pacifista contro il MUOS a Niscemi.
Solo se saremo capaci di metterci insieme , di fare rete, credenti e non, ma con i principi della nonviolenza attiva, riusciremo ad ottenere quello che chiediamo.

Alex Zanotelli
Napoli, 28 maggio 2013

Per aderire all'appello

sabato 18 maggio 2013

Tra profumi e colori, torna l'infiorata Pontina



Articolo di Gianpaolo Danieli
Rubrica Agri-Cult
Fotografia di Fabrizio Bellachioma

Torna al parco del Cinquantenario la quarta edizione di Pontinia in Fiore. L’evento organizzato dal Comune di Pontinia in collaborazione con la Pro-Loco, prevede per questa edizione un aumento di affluenza, trenta standisti parteciperanno ai tre giorni di fiera. L’esplosione della primavera, anche se quest’anno partita a rallentatore, porterà un’invasione di fiori e piante da tutto l’Agro Pontino e dalla provincia di Roma. Ogni espositore avrà una specie diversa, ci saranno rose, erbe aromatiche, piante da giardino, grasse e carnivore, aloe, passiflore, peonie, piante acquatiche e mediterranee. Non mancheranno le piante da frutto, celebri nei nostri cortili e orti di casa, neanche le specie innovative come la Tillandsia, una pianta che trae il suo nutrimento dall’umidità dell’aria, utile come biorilevatore di inquinanti atmosferici.

Questo è l’anno decisivo che stabilisce l’importante traguardo raggiunto con la fiera, nata dall’idea di Mariano Colicchia, esperto floricoltore di Pontinia. Dal 1978 produce fiori, specializzandosi nel tempo in orchidee. Pontinia nonostante sia a vocazione agricola, è ancora poco sensibile ad accogliere i fiori come un adeguato ornamento al razionalismo storico architettonico. I fiori, con le loro forme e i vividi colori possono addolcire le rigide proporzioni geometriche degli edifici.

Inoltre, la floricoltura è un settore che permette a molti produttori italiani e in particolare qui, nell’Agro Pontino, di lavorare anche in un periodo di crisi economica. «Oggi è difficile – racconta Colicchia – perché la crisi economica è ormai condivisa da tutti e il lavoro è in calo, ma noi “floricultori” pontini abbiamo una carta da giocare a nostro vantaggio, infatti la coltivazione di piante mediterranee ci permette di esportare i nostri fiori all’estero, dove sono molto richiesti». La nostra risorsa è il Mediterraneo, con il suo clima e la sua vegetazione. A livello ambientale coltivare piante autoctone è un bene, in quanto favorisce il ripopolamento delle specie animali, consente di ricorrere meno a pratiche intensive di concimazione e irrigazione e così, la diminuzione dell’impatto ambientale, permette alle aziende anche di risparmiare. Il pollice opponibile è l’unico dito che ci differenzia dai primati, se fosse verde rappresenterebbe l’idea dell’uomo evoluto in un era dove il nostro antropomorfismo sta allertando la vita del pianeta. Riscoprire il pollice verde è un gesto di rispetto per l’ambiente, aumenta la sensibilità; mentre le molteplici e differenti risorse del nostro territorio agricolo, potremo conoscerle meglio con l’inaugurazione della quarta fiera florovivaistica il 31 maggio prossimo. 

Pubblicato su Il Chinino N°2 Anno III Maggio 2013
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mercoledì 8 maggio 2013

La battaglia dell'Acqua

Il Chinino giugno 2012
Ventisette milioni di votanti, 95% di SI per abrogare la privatizzazione del servizio idrico. A Napoli come a Parigi l’acqua torna pubblica; la Regione Sicilia prepara un ddl per tornare alla gestione pubblica, Saracena in Calabria e altri piccoli comuni affidano il servizio alle municipalizzate. Il Comune di Pontinia adottò nel 2008 due delibere, ma i documenti restano nel cassetto. 

 Ci son voluti ben 16 anni per riaffermare il diritto che i padri costituenti hanno voluto come prova di appello nei confronti di leggi approvate in Parlamento. Il voto di 27 milioni di italiani, il 12 e 13 giugno 2011 è stato più forte delle campagne astensionistiche che hanno raso al suolo il diritto di esercitare uno strumento di sovranità popolare, sancito nell’articolo 1 della Costituzione italiana. È passato un anno dalla votazione dei quesiti abrogativi, riguardanti la privatizzazione del servizio idrico integrato e le determinazioni della tariffa che permette il profitto (guadagno d’impresa). Non è bastata l’euforia dei comitati promotori a ristabilire la democrazia dopo la straordinaria affluenza(circa il 57%). L’intervento del legislatore dopo l’abrogazione dell’art. 23 bis del dl (decreto legislativo) 133/2008, ha creato una gabbia per i servizi pubblici. Con l’art. 4 del dl 138 - 13 agosto 2011 del governo Berlusconi, s’indica l’obbligo per i Comuni di cedere ai privati le aziende pubbliche, escludendo il servizio idrico dalla ventata di privatizzazioni. Anche se per un soffio la vittoria degli italiani resta in piedi, le difficoltà aumentano con il “pacchetto liberalizzazioni” del governo Monti. Il risultato è che la maggior parte delle città continua ad avere la gestione privata del servizio, facendo dello Stato italiano il emblema della prevalenza del privato sul pubblico. Questa logica non convince i cittadini che hanno votato e nemmeno gli amministratori che vorrebbero uscire dal sistema privato. «Gli investimenti che la società privata doveva fare sul nostro territorio – afferma un’insoddisfatto sindaco Eligio Tombolillo – sono stati pressoché minimi, lasciando lo scenario tecnico immutato». Il 24 maggio 2004, l’allora sindaco in carica Giuseppe Mochi, con una delibera di giunta, consegnava gli impianti di proprietà del Comune alla società privata Acqualatina. Le motivazioni del passaggio, riguardavano la mancanza di risorse economiche dei Comuni per far fronte al miglioramento del servizio. «Quando la società si presentò, pensammo che potesse fare la differenza sul territorio» ricorda Mochi, che insiste sottolineando di aver consegnato le reti idriche su un accordo fatto in precedenza: «È stato un atto dovuto – dice – un altro sindaco avrebbe fatto lo stesso». Secondo l’indagine effettuata da Cittadinanzattiva nel 2011 – l’Onlus che da 30 anni tutela i cittadini e i consumatori -, il costo medio dell’acqua raggiunge gli 0,779 euro al metro cubo (+5,3% rispetto al 2010 e +20,4 rispetto al 2007). Bollette in continuo aumento, dovuto in parte dalla mancanza di controllo sugli evasori, ma soprattutto per le scelte speculative sbagliate di Acqualatina, che ha contratto con la Depfa Bank un mutuo di 115 milioni di euro, infarcito di prodotti derivati finanziari. Inoltre, il Cda della società mista Acqualatina in 9 anni è costato 5 milioni di euro. Non abbiamo quindi bisogno di altre leggi, ma di essere operativi, in questa che si prospetta come una guerra dell’acqua. Il nostro conflitto si snoda tra le viscere dei partiti assoggettati alle richieste delle grandi multinazionali. L’accordo stipulato tra i sindaci aderenti alla conferenza e la società Acqualatina, ha creato inesorabilmente una situazione di disagio per i cittadini e per le amministrazioni. Eligio Tombolillo sperava, subito dopo il referendum, di aderire ad un’azione coordinata tra le amministrazioni per uscire da Acqualatina. Questa rimane comunque la strategia che il sindaco vuole adottare e «nel caso in cui non ci si coordini, allora la battaglia verrà fatta individualmente riprendendo le delibere». Per esempio, a Napoli la reazione è stata diversa, con la trasformazione della società per azioni “Arin” in “Acqua Bene Comune Napoli”, un ente di diritto pubblico che gestisce le risorse idriche. Lo stimolo del comitato napoletano è forte. Qui la partecipazione attiva del Padre missionario comboniano Alex Zanotelli è stata decisiva: «Le grandi multinazionali dell’acqua – afferma – stanno mettendo le mani sul bene più prezioso dell’umanità. Di tutta l’acqua, solo il 3% è potabile e di questo il 2,70% è usato nell’agricoltura industriale. Ci rimane solo lo 0,30% dell’acqua su cui c’è già una pressione enorme», conclude. Il forum italiano dei movimenti dell’acqua pubblica invita a manifestare il dissenso nei confronti del governo Monti e di chi «si ostina a non riconoscerne i risultati referendari e prepara nuove normative per consegnare la gestione dell’acqua agli interessi dei privati costruendo un nuovo sistema tariffario che continua a garantire i profitti ai gestori». Così, lo scorso 2 giugno il forum è sceso in piazza sfilando nelle vie romane per chiedere il rispetto del voto. Attraverso la campagna “Obbedienza Civile”, migliaia di comitati del movimento – anche in provincia di Latina –, stanno mettendo in pratica l’abrogazione del secondo quesito. Con la pubblicazione, avvenuta circa un anno fa, del DPR 116 è ufficiale l’abrogazione della norma che consentiva ai gestori di caricare sulle nostre bollette la componente della “remunerazione del capitale investito”, che è «pari al 7% degli investimenti», come afferma il magistrato Marco Manunta, autore del libro “Uno statuto per l’acqua”. Nella generalità dei casi, incide sulle nostre bollette per una percentuale che oscilla, secondo il gestore, fra il 10 e il 20%. Il tanto decantato spreco delle risorse degli impianti gestiti all’epoca dal “Consorzio pubblico degli Aurunci”, addicendoli a un colabrodo, non ha sortito nessun effetto: oggi, sempre secondo Cittadinanzattiva, il Lazio è settimo nella classifica delle dispersioni di rete (37%). Questo è uno dei fattori che ha fatto ricredere Giuseppe Mochi, consigliere comunale del Pdl: «Oggi ho rivisto la mia posizione – commenta – e al referendum ho votato SI sul quesito dell’acqua, ma trasformare la volontà in realtà territoriale non è facile», ammette l’ex sindaco, secondo il quale «prima bisognerebbe capire» prosegue l’ex sindaco «i meccanismi giuridici per uscire dalla società. Se fosse così facile, tanti Comuni l’avrebbero lasciata prima». Una situazione non facile dunque, come lo è per i cittadini di Pontinia, utenti di un servizio in continuo aumento (+136% rispetto alla gestione pubblica). Il 23 gennaio 2008, il consiglio comunale guidato dal sindaco Eligio Tombolillo, chiese ad Acqualatina di restituire gli impianti di proprietà comunale. Risultato: nessuna interazione tra le parti e tutto immobile fino a oggi. L’anno scorso il comitato di Pontinia per l’acqua pubblica ha raccolto le firme per il referendum della vittoria. Banchetti in piazza, iniziative pubbliche d’informazione, volantinaggi e cineforum hanno permesso di raccogliere circa 400 firme. Il quorum nazionale è raggiunto, a Pontinia hanno votato 5mila e 253 elettori (circa il 48%), soprattutto nel centro urbano. Proprio da qui riparte la marcia del comitato, a distanza di un anno dal referendum. Secondo il parere del blogger Giorgio Libralato, attivista del comitato acqua pubblica: «La questione potrebbe essere risolta con il personale interno al Comune, con la Tra.sco o con una gara pubblica». Come interverrà l’Amministrazione per vincere un’altra faticosa battaglia, questa volta contro i colossi mondiali dell’acqua? La tutela della salute e del nostro territorio viaggia in parallelo con la questione culturale. Come ha voluto affermare lo scrittore Erri De Luca: "L’acqua è un diritto universale e non una merce. Un diritto non si vende".

Articolo pubblicato su Il Chinino giugno 2012

domenica 5 maggio 2013

Il Cantiere Creativo ti porta in Europa con l'EcoFreak Show

Un’importante occasione per i giovani che abbiano compiuto i venti anni è offerta dall’Associazione Cantiere Creativo, in collaborazione con le altre realtà europee che hanno aderito all’Azione 4.3. Il progetto avviato dal programma Gioventù in Azione, della commissione europea direzione generale istruzione e cultura, promuove l'educazione non formale, i progetti europei di mobilità giovanile internazionale di gruppo e individuale attraverso gli scambi e le attività di volontariato all'estero, l'apprendimento interculturale e le iniziative dei giovani. ECOFreak Show è un corso di formazione internazionale che si terrà in Spagna, a Sabadell dal 27 maggio al 2 giugno. Il progetto promuove la creatività ecologica e le arti circensi come strumento d’inclusione sociale. Eco arti, riciclo creativo applicato al teatro e alle arti circensi come strumenti espressivi accessibili ed eco-compatibili per riflettere sulla diversità e sul pregiudizio, su tutto ciò che può essere considerato stravagante e “Freak”. Il corso di formazione è rivolto a tutte le persone interessate allo sviluppo della propria creatività attraverso la creazione di specifici strumenti di lavoro nel campo socio culturale e nel lavoro con i giovani da poter riutilizzare in progetti locali e nell'ambito del programma “Gioventù in Azione”. Durante la formazione i partecipanti potranno condividere e scambiare, in un ambiente interculturale, metodi ed esperienze locali d’inclusione sociale; attraverso le eco-arti e il teatro rifletteranno sul tema della diversità e dei pregiudizi, lavorando concretamente alla realizzazione di una performance finale. Insieme al Cantiere Creativo, partecipa dall’Italia anche l’Associazione Torinese Stranaidea. Il programma “Gioventù in Azione”, raggiungibile al seguente indirizzo: www.agenziagiovani.it, copre il vitto e l’alloggio per tutta la durata della formazione, mentre per il viaggio c'è una copertura parziale del 70%. Al partecipante è richiesto l’acquisto del titolo di viaggio con assicurazione che sarà rimborsato al 70% dall'associazione organizzatrice e il versamento all'Associazione Cantiere Creativo di un contributo di 30€ + 5€ di tessera socio. Per partecipare e per informazioni la casella di posta dell’Associazione è: cantierecreativo09@gmail.com, tutte le altre info le potete trovare sul Blog: www.cantierecreativo.biz

venerdì 3 maggio 2013

ULC: Uomini a lunga conservazione

Siamo dei prodotti. L'uomo è un prodotto a lunga conservazione che scade nel tempo. Tanti in fila sugli scaffali del sistema, presi in prestito, schiavi di queste assurde forme di consumismo. Siamo consumo, ci consumiamo e ci rigeneriamo in costante divenire grazie solo a madre natura che per pensiero, ideologia e innato senso di onestà combatte contro questa forza demolitrice dell'uomo. E' un continuo fare e disfare. Mi accorgo che l'unica vera forza dell'uomo per liberarsi dalle catene è la creazione. La forza creatrice, limitata e castrata dall'ipocrisia di chi ci vuole in forme compatte schiavi dei loro progetti, permette di intravedere i lontani confini delle nostre capacità umane naturali. Solo con la creatività puoi liberarti e non consumarti come un prodotto finito, ma se vuoi puoi perderti nell'infinito.